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Vescica neurologica.
Perchè non parlarne?

Cosa è la vescica?
La vescica è un serbatoio di raccolta delle urine che provengono dai reni tramite gli ureteri.
La vescica è un serbatoio continente. Ha quindi la capacità di svuotarsi a comando.

A cosa serve la vescica?
Spesso non ci rendiamo conto di quanto certe cose che a noi sembrano semplici, siano invece complesse.
Parlando di vescica, probabilmente non abbiamo mai riflettuto sulle caratteristiche, apparentemente contrastanti, che essa deve possedere. Per assicurarci il “comfort” a cui siamo abituati questo organo deve infatti:

  • aumentare la propria capacità (e quindi distendersi) man mano che l’urina vi si accumula;
  • non perdere neanche una goccia, tanto quando dormiamo, quanto mentre facciamo uno sforzo;
  • si deve svuotare piuttosto rapidamente quando lo desideriamo;
  • deve essere capace di contrarsi da sola, ma solo quando noi lo vogliamo.
    Deve quindi possedere una attività contrattile spontanea attivabile solo a richiesta,ovvero solo quando la coscienza dell’individuo lo permette;
  • nel neonato, in assenza di coscienza, deve funzionare addirittura da sola, in regime di “autogestione”, svuotandosi automaticamente quando è abbastanza riempita.

Si capisce ad occhio, che una simile serie di caratteristiche presuppone dei meccanismi
di funzionamento e controllo molto complessi e per certi versi, facili a rovinarsi.
Quando l’individuo è affetto da malattie che alterano questo sistema, si parla di vescica neurologica.
Entrando un pò di più nello specifico dell’argomento, dobbiamo descrivere brevemente
i componenti fondamentali dell’apparato urinario coinvolti.

Come è fatta la vescica?
Il muscolo della vescica si chiama detrusore: le sue fibre formano una rete perché decorrono
in tutte le direzioni e sono immerse in un tessuto connettivo che contiene anche fibre elastiche. Queste due peculiarità fanno sì che la vescica possa distendersi notevolmente aumentando la propria capacità da zero ad oltre mezzo litro, conservando una forma approssimativamente sferica; in fase di contrazione, durante lo svuotamento, grazie a questa struttura “a rete sferica” delle fibre muscolari del detrusore, si avrà una simmetrica riduzione di tutti i diametri, (immaginate un palloncino che si sgonfia) finalizzata ad eliminare l’urina attraverso “l’imbuto” costituito dal collo della vescica e dal tratto iniziale dell’uretra, che costituiscono l’apparato sfinterico del sistema, ovvero di svuotamento.

Come funziona la vescica?
La vescica, il collo vescicale ed il tratto iniziale dell’uretra si comportano sempre in maniera sinergica (cioè coordinata) con il detrusore ed è costituito da fibre muscolari lisce (involontarie) del collo vescicale e dell’uretra prossimale e da fibre muscolari striate (volontarie). Queste due porzioni sono definite comunemente “sfintere liscio” o “interno” e “sfintere striato” o “esterno” o “estrinseco”.
In parole povere lo svuotamento vescicale, ovvero la minzione, avviene grazie a due meccanismi sincronizzati:

  • la contrazione delle fibre muscolari vescicali (detrusore)
  • apertura del collo vescicale e dello sfintere esterno.

Quali sono i meccanismi che regolano
il corretto funzionamento della vescica?

L’innervazione della vescica è assicurata dalle due componenti del sistema nervoso autonomo (simpatico e parasimpatico).
Le fibre parasimpatiche originano dai segmenti spinali sacrali S2-S4 e formano: i nervi pelvici
che conducono al midollo le informazioni sensitive provenienti da recettori di distensione posti nella parete vescicale (detti “tensocettori”) segnalando lo stato di riempimento della vescica.
I nervi pelvici contengono anche le fibre motrici che dal midollo conducono al detrusore l’impulso per la contrazione e lo svuotamento. Sempre al sistema parasimpatico appartengono i nervi pudendi che originano dalle corna anteriori dei segmenti sacrali S2-S4 ed innervano la parte esterna dello sfintere striato garantendo che ogni incremento della pressione intra-addominale sia accompagnato da una contrazione riflessa dello sfintere che impedisce la fuoriuscita di urina.
Le fibre ortosimpatiche originano dai segmenti spinali toraco-lombari (T11-T12) e formano i nervi ipogastrici che controllano la muscolatura liscia del collo vescicale, lo sfintere liscio, permettendone il rilasciamento e la apertura durante la minzione volontaria.
Esistono poi numerosi centri di integrazione e di controllo del sistema che sono posizionati in varie strutture del sistema nervoso centrale ( ponte, mesencefalo, corteccia del lobo frontale, ipotalamo, talamo, gangli della base e cervelletto). La maggior parte di queste strutture, hanno peraltro un significato inibitorio (di modulazione) della “tendenza naturale” della vescica a svuotarsi;
in altre parole, servono ad impedire che noi si cominci ad urinare, quando la situazione del momento, non viene considerata “appropriata” dalla nostra coscienza.
Questo concetto di “necessità di controllo della vescica” quasi fosse un cavallino imbizzarrito, può risultare più facilmente comprensibile se si considera che la vescica possiede un suo “cervellino” personale, situato nel midollo spinale, pressappoco all’altezza della 4°–5° vertebra lombare
e che si estende fino alle prime vertebre sacrali. Questo meccanismo di controllo, funziona in modo completamente automatico nel bambino piccolo (fino ai 18-36 mesi): quando la vescica si riempie abbastanza, la distensione della propria parete, segnalata da impulsi che seguono le vie nervose prima descritte, raggiungono il centro di comando spinale ed innescano automaticamente per via riflessa la decontrazione dello sfintere e la conseguente contrazione del detrusore (è l’epoca dei pannolini).
Man mano che l’individuo si sviluppa fisicamente, nel midollo spinale che si allunga e nelle strutture cerebrali superiori, si sviluppano una serie di centri nervosi che bloccano l ’impulso recepito
di “vescica piena” e lo sottopongono, modulandolo, al controllo vigile della coscienza, permettendo che esso si tramuti in impulso di attivazione del complesso sfintere-detrusore, solo quando l’individuo “lo vuole”.

Cosa succede quando la vescica va in tilt?
Quanto detto sopra, dà già un’idea della complessità del funzionamento del sistema e,
di conseguenza, fa già intuire in quanti modi si possa realizzare un disturbo nel funzionamento
dello stesso.
Si pensi a tutte le lesioni delle vie nervose interessate (che vanno dalla pelvi alla corteccia cerebrale) da trauma (le lesioni del midollo spinale), alle malattie degenerative del sistema nervoso, (per esempio il Morbo di Parkinson o la Sclerosi Multipla, per citare solo due delle più comuni) ed a tutte quelle malattie, considerate “banali” che provocano direttamente od indirettamente una lesione delle fibre nervose (per esempio il Diabete).
A seconda del punto in cui si verifica il danno, si avrà un “ malfunzionamento” di tutto il sistema
che potrà avere aspetti clinici e pratici diversissimi.
Avremo così, per esempio, vesciche che riprendono a funzionare come quella dei bimbi
(da pannolino, per intenderci), per le lesioni al di sopra del midollo lombare, con conseguente imprevedibile perdita di urine (vescica automatica), alle vesciche che, al contrario, si lasciano riempire a dismisura, non trasmettendo più il segnale di “tutto esaurito” per lesioni dell’innervazione periferica (ad elevata compliance); vesciche che pur sentendo di essere piene non possono contrarsi (areflessia detrusoriale) e vesciche che, pur contraendosi non si svuotano per mancata decontrazione degli sfinteri (dissinergia vescico-sfinterica).
Si comincia adesso ad intuire come la “vescica neurologica” sia un problema con moltissime sfumature, non sempre semplici da individuare e da trattare, che riguarda un numero elevatissimo di persone.

Come si risolvono i problemi della vescica neurologica?
È ovvio che le terapie disponibili siano diverse:

  • cateterismo ad intermittenza (o autocateterismo), in cui il paziente (con vescica areflessica, che cioè non si contrae e non si svuota) provvede da solo all ’inserimento, più volte al giorno, di un sottilissimo catetere (3-4 millimetri di diametro) fatto apposta per questo scopo, eliminando il ristagno vescicale e tutti i pericoli ad esso legati (infezioni urinarie e sistemiche, insufficienza renale, etc,).

  • cateterismo permanente, che rappresenta la soluzione meno felice, poiché il catetere rappresenta un formidabile veicolo di infezioni urinarie , se lasciato in sede ed è attualmente riservato a pazienti con ridotta prospettiva di vita, o con problematiche molto particolari.

  • la terapia farmacologica, con significato peraltro limitato a pochi e specifici tipi di problema (soprattutto l’incontinenza da contrazione involontaria della vescica).

  • la terapia chirurgica classica (sfinterotomia, derivazione urinaria, tecniche di ampliamento della vescica con tessuti diversi) per i casi in cui la vescica non si vuol far riempire o, riempiendosi, non si svuota.

  • la moderna chirurgia protesica che consiste nella applicazione di apparecchi detti “neuromodulatori” direttamente a contatto con le fibre nervose che fuoriescono dal midollo spinale (è un concetto simile a quello del pace maker cardiaco) che rappresenta probabilmente il futuro prossimo nel trattamento di queste problematiche, in quanto permette di risolvere contemporaneamente i problemi di riempimento e di svuotamento della vescica, laddove essi siano presenti associati, permettendo altres ì di modulare l’attività degli sfinteri se è presente una dissinergia.

A chi rivolgersi per avere consigli?
È anche ovvio che, vista la complessità tecnica del problema, la scelta della soluzione più opportuna debba essere affidata ad uno Specialista che abbia familiarit à con questi temi, anche perchè tutte le terapie descritte non sono scevre da complicanze o rischi e, non ultimo, si somministrano a pazienti spesso già provati notevolmente da un punto di vista psicologico (si pensi ad un paziente portatore di handicap per lesioni midollari), che vivono già dolorosamente ogni aspetto della propria esistenza quotidiana, anche il più banale, come fare la pipì e sono quindi anche più sensibili di altri al “fallimento terapeutico”.
Esiste oggi la possibilità per questi pazienti, di rivolgersi a Specialisti Urologi e Neurologi, presso Centri Specializzati, per trovare la soluzione più adatta per risolvere (ovivere dignitosamente) il proprio problema, ma spesso, quello che manca è una corretta informazione che finisce spesso per trasformarsi in rassegnazione a vivere in maniera frustrante la propria condizione di handicap.

   
 
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